Bronzi di Riace
I bronzi di Riace sono la rappresentazione, in bronzo, di due opliti, ovvero guerrieri della fanteria pesante dell’antica Grecia. Il fatto che siano nudi porta a pensare che si tratti di due eroi, perché nell’antica Grecia la nudità veniva riservata alle divinità.
La maggior parte degli studiosi sono concordi nel collocare i bronzi di Riace nel periodo che va dal 400 al 450 a.C. Oggi si è anche d’accordo che i due bronzi siano stati prodotti in due officine diverse, una convinzione rafforzata dalla differenza del tipo di rame usato nei dettagli.
Un’ipotesi accreditata sull’autore delle sculture porta a pensare che sia stato Pitagora di Reggio, importante bronzista attivo in quegli anni, l’esecutore delle statue. Inizialmente si era pensato che i due bronzi di Riace facessero parte dello stesso monumento, una delle ipotesi maggiormente discusse è che si trattasse di un monumento dedicato all’impresa dei Sette contro Tebe, che si trovava nella Agorà di Argo. Il motivo per il quale si trovassero nel luogo del ritrovamento è ancora avvolto nel mistero, forse venivano trasportati come bottino di guerra.
Certo è che quella è una zona dove il mare e i venti cambiano repentinamente ed è probabile che la nave che trasportava il “gruppo scultoreo “ sia stata sorpresa da una mareggiata e sia affondata.

Il ritrovamento dei Bronzi è avvenuto nell’agosto del 1972, lungo le coste calabre di Riace Marina. Inizialmente fu rinvenuta la statua denominata A e a distanza di pochi giorni ci fu il rinvenimento della statua B. Per il loro recupero, ad opera del Centro subacqueo dell’Arma dei Carabinieri, venne utilizzato un grande pallone gonfiato d’aria che permise di sollevare dal fondale marino e portare in superficie le sculture.
Il mistero che avvolge le statue continua ancora; nella denuncia che fu presa dai Carabinieri e controfirmata dall’allora Soprintendente Giuseppe Foti, al momento del rinvenimento, si parla di “gruppo scultoreo”, quindi tutto faceva presupporre che vi fosse almeno un’altra statua e comunque, trattandosi di guerrieri, almeno degli elementi di corredo come scudi o lance.
Agli inizi degli anni “80 vi fu una campagna di ricognizione e scavi, condotti per conto della Soprintendenza da una società milanese con l’ausilio topografico di una società romana, alla ricerca di altri elementi che appartenessero al “gruppo scultoreo”, ma le ricerche si conclusero con un nulla di fatto.
